Se Wall Street inciampasse sulla FED

Pubblicato il 13.09.2016

Se Wall Street inciampasse sulla FED

Gli analisti finanziari hanno iniziato a riflettere sugli spazi di performance degli indici statunitensi in vista delle riunioni della Federal Reserve, la prossima il 20 e 21 settembre, e del possibile innalzamento dei tassi americani. Gli economisti hanno da tempo preso posizioni differenti, dimostrando in molti casi che questo ciclo economico si presenta ‘diverso' dai precedenti, ha la forza di estendersi più a lungo per la moderata intensità della crescita, e non offre preoccupazioni per il continuo aumento di nuovi posti di lavoro; quest'ultimo dato indicherebbe per alcuni, invece, un'accelerazione del rischio per l'aumento dei consumi e dei prezzi, a cui deve sovrintendere la FED.

Non è l'occupazione che preoccupa

L'analisi dell'indicatore storico più conosciuto NAIRU, Non-Accelerating Inflation Rate of Unemployment, dato che evidenzia il tasso naturale di disoccupazione di equilibrio con inflazione stabile, sembra comunque dimostrare una solida posizione di stabilità. A giustificare un'ulteriore possibile contrazione del tasso di disoccupazione sotto l'attuale 4,9%, in un regime di inflazione stabile, sarebbe tra le altre ragioni, la debole crescita dei salari a fronte di una tenuta del tasso di produttività. Inoltre i costi ridotti delle materie prime e dell'energia, segnalano una prospettiva di tendenza stabile anche per i prossimi trimestri.  

Dubbi sulle mosse della banca centrale americana

I detrattori del rialzo dei Fed Funds, i tassi di riferimento negli Stati Uniti, sono convinti che la banca centrale non possa sottovalutare i recenti sondaggi non particolarmente positivi rilevati dall'Institute for Supply Management del Manufacturing PMI con l'indice di fiducia sotto 50 punti (49,4 ad Agosto) e quello sui servizi Non-Manufacturing PMI, sceso di ben 4,1 punti a 51,4 nello stesso periodo. Dall'altro punto di vista, sono molti i banchieri altrettanto convinti che rimanere statici davanti all'avvicinarsi della maturità del ciclo possa portare ad un aumento dei rischi e la perdita del controllo monetario. I modelli probabilistici derivati dal mercato Futures dei Fed Funds indicano ad oggi il 24% delle possibilità di un aumento della banca centrale FED a settembre, il 29% a novembre e il 60% a dicembre. 

Uno sguardo alle valutazioni relative

Davanti a questo scenario di attesa, gli analisti vedono un'improbabile capacità delle valutazioni degli indici azionari statunitensi di aumentare la loro performance, se non di fronte ad un'ondata di dati macroeconomici favorevolmente solidi: l'eccesso di fiducia sulle politiche espansive delle banche centrali potrebbe trasformarsi in una semplice speranza. Tra le indicazioni degli analisti si rileva una valutazione attrattiva sul mercato azionario dell'area Euro che mantiene valutazioni più interessanti rispetto ai relativi settori statunitensi. Il tema centrale rimane comunque l'insidia di volatilità nei mercati, rimasta nascosta per un buon periodo, che oggi oltre alle mosse della FED dovrà fare i conti con le sfide geopolitiche previste nei prossimi mesi, tra cui le elezioni presidenziali statunitensi.

13 settembre 2016

Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CA

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