Si impenna la volatilità sui listini

Pubblicato il 13.03.2020

Si impenna la volatilità sui listini

Con una successione impressionante di cali, i listini azionari si sono ritrovati sui livelli inaspettati, vendite insistenti e progressione negativa accelerata. In molti si chiedono cosa si nasconda dietro questa caduta così repentina delle borse, e sono variegate le motivazioni che gli esperti dispensano. Le transazioni ad alta frequenza, i meccanismi automatici di vendita alla rottura dei livelli di supporto e la speculazione al ribasso che le autorità non hanno bloccato permettendo la vendita allo scoperto; tutte ragionevoli, ma alla base di tutto c'è il panico da Coronavirus che ha indotto gli investitori a sospendere i loro ordini di acquisto e a lasciare spazio a quelli di vendita per ribilanciare i portafogli esposti ai risky assets. Siamo nel caso opposto di sole poche settimane fa; sui mercati ci si muove tutti nella stessa direzione: prima tutti compratori con record dopo record degli indici, ora solo venditori. Dopo aver utilizzato la liquidità i gestori di portafoglio hanno dovuto immettere nel mercato ordini di vendita, anche senza prezzo, per soddisfare le richieste di rimborso, mentre gli ordini di acquisto si sono dimostrati esigui e a prezzi sempre più bassi.   

La pandemia e l'effetto ‘immunità di gregge'

Non era mai successo un ingorgo di notizie nefaste sui media con le parole: contagi, infetti, virus, morti, termini che ci toccano da vicino. Impressionanti i volti e le parole dei medici che illustrano l'esaurimento dei posti in ospedale e nei reparti di rianimazione in Italia e che fanno il giro del mondo, dove i numeri sono solo all'inizio. La salute nostra e dei nostri cari è il bene più prezioso che tutti abbiamo e constatare in ogni momento l'aumento del rischio intorno a noi ci fa capire quanto possiamo essere vulnerabili. In attesa di un vaccino efficace dobbiamo affidarci alla immunità di gregge, uno tra i più semplici modelli matematici compartimentali utilizzati in epidemiologia detto anche "modello SIR". Si tratta di un'equazione a tre variabili, dove ogni variabile è indicata da un'iniziale S (gruppo di persone Sane), I (gruppo di persone Infette) e R (gruppo di persone guarite o morte), all'interno di N (totale popolazione).  Il numero delle persone S diminuirà progressivamente, mano a mano che le persone contraggono la malattia, e solo nel tempo, mano a mano che le persone infette guariscono o muoiono, la numerazione inverte la sua rotta. Il tema è quindi un periodo di tempo prolungato nel quale è necessario restare isolati e attendere che il focolaio si spenga.

Indicatori di paura: la Volatilità

Se da un lato i timori che il sistema produttivo e le catene di approvvigionamento si interrompano completamente lasciando senza risorse essenziali la popolazione (cosa al momento abbastanza irrealistica visto l'evoluzione tecnologica e produttiva di moltissime aziende), investitori, consulenti e l'insieme degli operatori dei mercati finanziari risultano disorientati. La paura che il sistema finanziario possa bloccarsi definitivamente porta a manovre, sicuramente anche emotive, che vengono evidenziate dagli indicatori di volatilità. L'indice statunitense VIX:IND - Chicago Board Options Exchange Volatility dopo essere arrivato a superare i 75 punti è ripiegato a 68,87 dopo una giornata frenetica. Fino a che livello può arrivare? La punta massima nella crisi precedente è stata di 80,86 il 20 novembre 2008, mentre nel 2001 i mercati americani rimasero chiusi per l'attentato alle Twin Towers e il picco di chiusura della volatilità si registrò il 23 luglio 2002 a 44,92 punti. Ci sono state nel frattempo importanti evoluzioni sia in termini di strumenti finanziari presenti nelle piattaforme di trading più evolute che di titoli quotati. Eppure il problema è che tutti si muovono seguendo il trend, nonostante la maggior parte sia orientata ad obiettivi di investimento di lungo termine, con il rischio di trovarsi a negoziare tutti nella stessa direzione, senza attenersi ai valori fondamentali dell'azienda nel lungo periodo ed alla corretta selezione degli attivi.

Valutazioni dell'indice S&P500

La disattesa diminuzione dei tassi della BCE, annunciata in modo impersonale da Christine Lagarde nella recente conferenza stampa, si è dimostrata lontanissima dallo stile a cui ci aveva abituato il massimo difensore dell'Euro Mario Draghi. La prova di comunicazione che ha sottinteso uno ‘scarica barile verso il Consiglio Europeo' ha contribuito a rendere ancor più stressati i mercati europei e poi quelli statunitensi che hanno cancellato un poche sedute gli ultimi tre anni di crescita. L'indice statunitense S&P500 è piombato del 23,22% da inizio anno, perdendo quasi un quarto della sua capitalizzazione a quota 2480 punti lontano dai suoi massimi di 3386 punti del 19 febbraio. Dobbiamo sottolineare che rispetto ad una media storica di lunghissimo periodo del rapporto prezzo utili (P/E Ratio), posizionata a 15x, l'attuale livello di 2480 valorizzerebbe utili previsti dall'indice per l'intero 2020 di 165$ ovvero del 7,5% in meno rispetto alle stime di inizio anno. Insomma la rivisitazione di quota 2500 punti non solo avrebbe abbassato di colpo il multiplo del P/E ratio dai massimi di 19x a 15x, ma avrebbe già incorporato un ridimensionamento dei profitti anticipando un netto cambio di rotta dell'economia Usa, situazione riscontrata nel crollo dei rendimenti dei Treasury decennali che dopo un ridimensionamento sotto 0,5% sono ora a +0,85% in attesa di ulteriori interventi della FED che si riunirà il 17 e 18 marzo pv.

13 marzo 2020

Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CA

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