Stati Uniti: stop nella crescita economica
Pubblicato il 02.06.2015
A far pensare gli analisti sugli sviluppi possibili nei prossimi trimestri sono due conferme: la prima riguarda l'aggiornamento del dato di crescita del GDP statunitense del primo trimestre fissato a – 0,7% (la prima stima era di + 0,2%), il secondo riguarda il terzo fallimento in un mese di una società quotata cinese (Zhuhai dopo China Boarding Tianwei e Cloud Live). Che il primo trimestre in Usa fosse stato debole lo aveva già giustificato la Federal Reserve adducendo a fattori prevalentemente climatici di periodo; gli analisti si sono soffermati invece sul rafforzamento del dollaro che aveva allarmato tra l'altro sui profitti delle grandi società dell'indice S&P500. Sul secondo punto la riflessione riguarda il forte rialzo della borsa di Shanghai (+ 105% dal settembre scorso), ma anche il rischio di una espansione troppo rapida del credito in una fase di minore crescita economica. Fa più rumore un albero abbattuto che la crescita di un intero bosco; così non dobbiamo stupirci se anche nel mercato cinese qualche società cade in default, ma è utile riflettere sulle valutazioni e non approfittare dell'eccesso di confidenza …
Le materie prime rallentano gli esportatori
La capacità dei più importanti paesi emergenti di ribilanciare le proprie economie in uno scenario di bassa crescita economica è ancora un aspetto sfidante che gli operatori cercano di studiare con attenzione. Da un punto di vista puramente commerciale i paesi esportatori di materie prime quali Indonesia, Brasile, Russia e Sud Africa hanno subìto un duro colpo sia per il calo della domanda che per la discesa dei prezzi. Nella maggior parte dei casi il processo di normalizzazione della politica monetaria negli Usa, dopo la chiusura dei programmi di Quantitative Easing, abbinato a specifiche peculiarità di bilancio pubblico, sta spingendo con fatica i governi ad adottare nuove iniziative strutturali/monetarie capaci di ‘raddrizzare' i conti.
L'economia carioca resiste
Il Brasile si sta dimostrando ancora in difficoltà indebolito da problemi sia interni che esterni. Il mix in calo di esportazioni delle materie prime che vede prodotti agricoli, energia e metalli, non è riuscito a sostenere la crescita che rimane lontana dal potenziale 4 – 4,5% per posizionarsi tra il 2 – 2,5%, un dato che comunque la terrebbe fuori dalla recessione. Gli sprechi di bilancio e una sostanziale incapacità di aggiustamenti nella spesa pubblica hanno trovato un'inefficiente allocazione dei capitali, una inopportuna rivalutazione del Real e un aumento del tasso di inflazione. Tuttavia, senza un progetto di riforme più strutturali nel mercato del lavoro, pensioni, carico fiscale e privatizzazione delle infrastrutture, gli operatori finanziari vedono difficile un programma di stimolo alla crescita, rendendo il Brasile una storia ancora meno ‘emozionante' rispetto ad altri paesi.
In attesa della banca centrale indonesiana
Altro paese impattato dal calo delle materie prime è stata l'Indonesia. Rispetto al Brasile la situazione sembra meno preoccupante dal punto di vista economico anche se la crescita del GDP ha visto un ridimensionamento da oltre il 6% verso un canale 4,9 – 5,5%. I maggiori problemi riguardano i flussi internazionali e in modo minore l'economia domestica. Al centro rimane l'attenzione della banca centrale (Bank Indonesia - BI) che sembra voler abbandonare la sua politica ‘prudente' a favore di una maggiore flessibilità. Anche se gli operatori non si aspettano tagli immediati dei tassi di interesse in virtù dei segnali di inflazione ancora elevati, le aspettative sembrano avere una visione migliorativa nei mesi a venire.
Analisti finanziari in attesa di riforme
Dal punto di vista dei rispettivi mercati finanziari i gestori rimangono ancora prudenti anche se viene comunque meno il tono preoccupato di alcuni trimestri addietro. L'indice azionario brasiliano Bovespa è attualmente scambiato ad un P/E di 14.7x, uno dei livelli più elevati degli ultimi 17 anni (solo inferiore a quello del 1999 e del 2008-09). Parte di questo è spiegato dall'impatto negativo del deprezzamento del dollaro sui profitti locali (si stima che il deprezzamento del 10% del Real abbia un impatto sui profitti dell'indice Bovespa di 400pts), ma soprattutto dalle aspettative di espansione degli utili nel corso dei prossimi anni. L'attuale posizione degli analisti risulta pertanto neutrale in attesa di maggiori indicatori macro. In Indonesia è il mercato obbligazionario ad avere una maggiore attenzione; davanti ad un calo dell'inflazione e attese di una politica meno restrittiva si aprirebbero le porte per un nuovo scenario. Inutile nascondere che lo sforzo maggiore che potrebbe garantire una maggiore attenzione degli investitori è quello relativo alle riforme strutturali che potrebbero ridare competitività alle aziende, maggiore profittabilità ed una ripresa del ciclo economico.
2 giugno 2015
Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CA
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