Strategie tra inflazione e default
Pubblicato il 10.12.2020
Tra i vari temi prospettici che gli Strategist hanno portato avanti, a giustificazione delle poche variazioni all'asset allocation per il prossimo anno, ci sono evidenze che trovano sfumature diverse. Le opinioni concordanti rimangono incentrate sui temi di crescita economica globale, tra il 5% e il 6% per il 2021, sulle politiche monetarie delle maggiori banche centrali ancora ultra espansive, almeno nella prima parte dell'anno, e sulla graduale debolezza del dollaro americano. Su questi punti, il processo atteso nel 2021 vede protagonista il tema delle vaccinazioni anti-Covid quale motore di sentiment per la ripresa economica, ma anche per i mercati finanziari che in realtà arrivano da un anno straordinariamente positivo, rispetto al disastro economico recessivo e occupazionale imposto dalla pandemia.
Spinta reflattiva
Si rilevano comunque alcune differenze marcate sul tema ‘inflazione', sulla capacità del credito di superare una stagione di aumento dei default e sui premi di volatilità. Riguardo all'inflazione ci sono almeno due forze contrapposte che vedono da un lato una disoccupazione latente che manterrebbe bassa la domanda di beni e servizi, ma dall'altro l'arrivo di una forte ondata di supporti fiscali in aggiunta alla spinta reflattiva delle banche centrali che troverebbero motivo di rialzo dei prezzi, anche solo per una momentanea interruzione di accesso alle disponibilità o per una parziale chiusura di alcune produzioni ed infine per i disagi nel commercio internazionale. Rimane anche l'incognita petrolio e le iniziative per una transizione energetica. Il tema di un disallineamento nella domanda con una rincorsa, non calcolata, dell'inflazione deriverebbe anche dal prolungarsi dei tassi di interesse a zero, o negativi, e dall'immissione continua di liquidità.
Dubbi sui Credit Default
Anche il tema dei credit default si manifesta con sfumature diverse. La profonda recessione del 2020, per quanto veloce, ha messo in difficoltà molte aziende, che hanno utilizzato gran parte del loro patrimonio per difendere il business, e ora aumentano i bisogni di credito e nuova liquidità. Dal canto loro gli istituti di credito sembrano attendere le conferme del piano di ‘ricostruzione' promesso dai governi e concreti supporti di politica fiscale, per non ricadere nell'incubo degli NPL (perdite su crediti) gestiti con difficoltà dopo l'ultima recessione economica e costati molto cari alle valutazioni del settore bancario. L'idea che una normalizzazione degli spread in contrapposizione ad un aumento dei premi per il rischio, rispetto ad una riconsiderazione dei rating, trova conferma nell'enorme aumento del debito globale; forte domanda di ‘income' (redditività) e premi per il rischio non trovano d'accordo gestori obbligazionari e strategist, ancora positivi i primi, molto prudenti i secondi.
Strategie di Portafoglio
Se quindi rimane concorde un'allocazione preferenziale sull'azionario, la composizione del portafoglio sembra porre più attenzione ai dettagli, anche per la prolungata ascesa di alcuni settori denominati ‘stay at home' perché avvantaggiati dal virus, e che hanno contraddistinto le performance della classe di attivo; le indicazioni vedono una prospettica propensione ad una rotazione verso stili di investimento Value e settori pro-ciclici. L'avvio di una ritrovata ripresa economica non esclude che alcuni cambiamenti strutturali possano permanere, come una crescita della digitalizzazione e dello smart working, e che il processo di vaccinazione possa essere complesso oltre che prolungato. Il suggerimento degli strategist verte sull'opportunità di far ritornare in portafoglio aziende di minore qualità patrimoniale, con capitalizzazioni medio piccole e prospettive positive sul dopo pandemia, ma con un occhio a possibili ondate di volatilità del mercato.
10 dicembre 2020
Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CAIl valore dell'investimento o il rendimento possono variare al rialzo o al ribasso; un investimento è soggetto al rischio di perdita. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.