Tassi Negativi e alti dividendi azionari

Pubblicato il 25.09.2019

Tassi Negativi e alti dividendi azionari

Gli effetti degli avvenimenti politici tendono ad accentuare l'incertezza sui mercati finanziari. Le possibili implicazioni sulla richiesta di ‘impeachment' al presidente statunitense Donald Trump, su iniziativa di Nancy Pelosi, accusandolo di minare la sicurezza nazionale risulta una chiara mossa preventiva in vista della campagna elettorale del 2020. Trump cerca di sovrastare l'accusa portando l'attenzione sull'Iran, dopo gli attentati in Arabia Saudita, e tenendo alto il confronto con la Cina. In Europa l'alta Corte inglese boccia la richiesta di Boris Jhonson di sospendere le attività parlamentari fino a metà ottobre, per formalizzare senza opposizione politica la Brexit con l'Unione Europea. Infine l'incontro all'ONU per un programma di sostenibilità ecologica dove protagonista è la Germania che dispone un piano governativo per oltre 50 mld Euro a favore di interventi ‘green'. Dopo le riunioni delle banche centrali, e interventi monetari espansivi, le borse si apprestano ad una riflessione sulle previsioni economiche in attesa delle trimestrali.

Obbligazioni: aumentano i rendimenti certi negativi a scadenza

Uno dei fenomeni che si continua a guardare con attenzione nella revisione dei portafogli di investimento, è il differenziale sempre più marcato tra rendimento dei titoli sovrani e quello derivante dal dividendo azionario. In questi ultimi anni il divario è diventato molto elevato soprattutto nelle regioni le cui banche centrali hanno privilegiato la strategia dei tassi negativi, vedi Banca Centrale Europea, i cui tassi di riferimento sui depositi sono a meno 0,5%, e quella giapponese a meno 0,1%. In realtà il problema riguarda un po' tutti i mercati internazionali. L'aspetto che ha più richiamato l'attenzione in agosto è stata la forte contrazione del rendimento del Treasury USA trentennale che sfondando il 2% è sceso addirittura sotto il rendimento (Dividend Yield) dell'indice S&P500. La scelta della FED di abbandonare la politica restrittiva e una normalizzazione dei FED Funds, ha aperto una nuova fase accomodante catalizzando di fatto i flussi sui governativi a lunga scadenza con relativa contrazione dei loro rendimenti.

Alti dividendi: opportunità con rischio

Gli analisti si stanno interrogando su quanto l'attuale fenomeno possa continuare, in ordine a due incognite tra loro collegate ovvero l'aumento delle probabilità dell'arrivo di una fase economica recessiva (taglio dei FED Funds) e la potenziale compressione degli utili aziendali e ovvia caduta dei dividendi. Secondo le più recenti ricerche settoriali su S&P500, la salita dei settori Consumer Staple (Dividend Yield: 2,9%), Materials (2,3%), Real Estate (3,2%) e Utilities (3,3%) ha portato le loro valutazioni (P/E fwd 12m) rispettivamente del 17,3%, 21,6%, 31,8% e 35,7% sopra la media storica ventennale. Il confronto con il rendimento del Treasury decennale all'1,6% potrebbe quindi creare un effetto ottico distorsivo per l'investitore qualora uno scenario di contrazione dei ricavi costringerebbe le aziende a tagliare i dividendi. Ad oggi la situazione dell'indice statunitense presenta comunque numeri di interesse: Valuazioni P/E fwd 12 mesi: 16,6x (media 20 anni 15,6x), Dividend Yield 2,1% (media 20 anni 2,1%), fatturato estero delle aziende appartenenti all'indice 43%. Secondo gli analisti più che valutare i settori è utile entrare nel merito delle singole società sfruttando così una più ampia scelta. La politica monetaria espansiva del taglio dei tassi, ma anche non convenzionale dei Quantitative Easing ha messo in discussione le serie storiche dei Premi per il Rischio; ora gli strategist si stanno chiedendo quanto questo aumento dei titoli sovrani con tassi negativi possa continuare in un mondo che sembra obbligato ad esplorare nuovi orizzonti di rischio per poter avere un ritorno sugli investimenti.

25 settembre 2019

Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CA

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