Technology First
Pubblicato il 27.02.2018
Le diverse ipotesi sulla possibilità che la tecnologia sia ormai un settore maturo risultano superate dalla resilienza delle performance e della dinamica proattiva delle società ad esso appartenenti. Analizzando il peso della capitalizzazione del settore tecnologico nell'S&P500 non risulta banale il passaggio in tre anni dal 19% all'attuale 24%, in progressivo aumento, che lo porta primo settore rappresentante quasi un quarto dell'indice statunitense. Ora gli strategist di portafoglio hanno pensato che il fenomeno ‘Tech' possa rappresentare opportunità di investimento strategica di asset allocation settoriale in una rivisitazione globale. Se fino ad oggi lo sguardo del mondo sembrava obbligatoriamente dedicato alle mega company statunitensi, gli stessi gestori americani si stanno guardando in giro in cerca di opportunità, dopo le eccellenti performance degli ultimi anni. In realtà se il fenomeno americano trova nel suo gruppo di testa le FANG (Facebook, Amazon, Netflix e Google), non si possono dimenticare società ben conosciute con diverso orientamento di business come Microsoft e Apple, per poi trovare tra le altre Tesla, con le sue autovetture ‘autoguidanti', e nella distribuzione online globale un player asiatico quale Alibaba. In particolare gli analisti con l'intento di allargare il paniere ed ottenere una maggiore diversificazione, si stanno muovendo su tre paesi ritenuti più avanzati in specifici campi: Cina, Giappone e Russia.
La Cina punta tutto sull'innovazione
Dopo una rincorsa durata anni la Cina si proietta come mercato sfidante sulla innovazione tecnologica. I cinesi si sono mossi su più fronti, così come sono abituati a fare. In primo luogo sono i più grandi esportatori di studenti in tutto il mondo, oltre che a chiamare in patria i migliori formatori dall'estero per le proprie scuole. In secondo luogo hanno iniziato a comprare società estere particolarmente capaci di cogliere i gamechanging tecnologici; infine la domanda interna supporta molti investimenti diretti. Si pensa che per gli investitori americani sia il momento di prendere in considerazione la costruzione di portafogli con le principali società tecnologiche cinesi e start-up locali. Nonostante i giganti tecnologici cinesi abbiano ottenuto impressionanti rialzi nel mercato azionario, il boom dell'innovazione in Cina sembra sostanzialmente all'inizio e non si esclude una aggressiva competizione tra Stati Uniti e Cina. Gli analisti si aspettano che il divario tra la capitalizzazione odierna del mercato tecnologico cinese ($ 680 miliardi) e quello americano ($ 5,9 trilioni) possa restringersi nel prossimo decennio con una Cina che aumenterà i propri punti di forza.
Il Robot giapponese vince
In una società chiusa in termini di immigrazione e dove l'invecchiamento della popolazione è ormai consolidato il Giappone da sempre sta investendo sulla capacità di rendere più forte la propria industria produttiva e dei servizi sfruttando la robotica, peraltro con progressi riconosciuti a livello mondiale. Le principali società di robotica giapponesi hanno svolto un ruolo importante nella sovraperformance dell'industria e dei portafogli finanziari, con il ROBO Japan Index che ha macinato un rialzo di oltre il 530% dal 2009, rispetto al 240% dell'indice statunitense S&P500. Anche in questo caso gli analisti vedono necessario un investimento nei titoli guida della robotica giapponese, sia di produttori che di fornitori di servizi, ed in particolare dei leader di robotica orientati all'esportazione.
Russia: hacker e difesa informatica
Uno dei temi più caldi risulta quello della sicurezza informatica. Sono stati proprio gli attacchi, le repliche e le reazioni politiche tra fautori dei complotti elettorali tra Stati Uniti e Russia, ma soprattutto i ripetuti furti di dati sensibili archiviati nei database di grandi aziende che hanno mostrato le potenzialità della Russia quale ‘cyber-superpotenza'; molti specialisti affermano che quello a cui si assiste oggi non è altro che una punta di un iceberg di una nuova ‘Guerra Fredda'. Le analisi che contavano circa 209.000 cybersecurity jobs nel sistema statunitense nel 2015, vedono oggi una mancanza di personale specializzato con un gap che nel 2022 stima un impiego per 1,8 milioni di specialisti solo negli Stati Uniti. Il totale di spesa per la sicurezza a livello globale cresce ormai dell'8% all'anno e raggiungerà i $126 miliardi nel 2021. La forte spinta in Russia sul settore della difesa/sicurezza informatica non fa altro che registrare il continuo aumento della frequenza degli attacchi informatici su più livelli e settori, dal movimento dei pagamenti, alle più banali, ma in crescita esponenziale, aree aperte dall'Internet of Things (IoT).
27 febbraio 2018
Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CAIl valore dell'investimento o il rendimento possono variare al rialzo o al ribasso; un investimento è soggetto al rischio di perdita. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.