Tornano i Dubbi sulle Performance Obbligazionarie

Pubblicato il 08.09.2015

Tornano i Dubbi sulle Performance Obbligazionarie

La discussione estiva sull'aumento dei tassi da parte della banca centrale statunitense è stata diluita da eventi quali la crisi greca e la caduta dei mercati finanziari cinesi. Questa situazione internazionale ha messo da parte le preoccupazioni per un rialzo dei rendimenti sulla classe di attività obbligazionaria anche se si è evidenziata una netta spaccatura di trend tra le due estremità di questa classe di attivo, definita dalla qualità di rating.     

Come contrastare la Volatilità

Con l'aumento estivo della volatilità sono tornati i flussi di investimento verso i cosiddetti ‘safe-haven assets' (attività rifugio) in maggior misura sulle obbligazioni a più alta qualità di credito (Investment Grade) come per i governativi statunitensi US Treasury. Ad essere invece colpiti, oltre alle borse azionarie, sono stati i portafogli obbligazionari di minore qualità, in particolare dei mercati emergenti. Gli analisti legati ai fondi obbligazionari (Fixed Income) ancora una volta ribadiscono che le migliori attività finanziarie capaci di contrastare queste ondate di volatilità rimangono le obbligazioni di alta qualità con scadenze di medio e lungo termine.

Anno deludente per le performance

Facendo comunque un'analisi delle performance da inizio anno, il comparto obbligazionario nel suo indice più ampio presenta un ritorno abbastanza piatto; bene i governativi globali in euro che confermano una performance del 5% (Citigroup Global Markets WGBI in Euro), soprattutto per l'ottima accelerazione del dollaro Usa; limitato ad un +0,3% la parte del credito (Lehman Brothers Global Aggregate). In termini di total return, nel vasto mercato dell'High Yield, l'indice principale degli Stati Uniti è rimasto sui livelli di inizio anno, mentre quello europeo è cresciuto del 2,0%. Il debito dei mercati emergenti in valuta locale è stato colpito dalla volatilità dei mercati valutari e ha parecchio sofferto, mentre l'indice emergente in valuta forte è riuscito a mantenere un rendimento positivo.

Rendimenti al Palo

La recente penalizzazione ha portato gli operatori a chiedersi se agli attuali livelli sia già utile riattivare gli acquisti di obbligazioni o aspettare una eventuale nuova flessione dopo l'avvio della politica restrittiva con l'aumento dei tassi da parte della banca centrale statunitense FED. Sulla parte obbligazionaria europea le parole del presidente della BCE, Mario Draghi, rimangono rassicuranti e convincenti per il futuro; i mercati dell'area Euro non sono stati coinvolti nel turmoil agostano, supportati dal Quantitative Easing che proseguirà almeno fino al settembre 2016; visti gli attuali rendimenti, le opportunità rimangono ancorate ai paesi dell'euro periferia, anche se molto è stato fatto e gli spazi positivi rimangono comunque limitati.

Risulta infatti importante ricordare che una normalizzazione dei rendimenti, o di una ripresa dei rischi inflattivi, le obbligazioni a tasso fisso con durate lunghe potrebbero vedere una discesa del loro valore con seri problemi di performance sui portafogli.

La FED deve offrire Segnali più chiari

Sul debito emergente gli analisti sostengono che il mercato possa essere ancora dominato dall'incertezza; il debito emergente in valuta forte, EMBI+ Emerging Markets Bond Index in dollari, oggi presenta uno spread sul Treasury Usa di oltre 410 punti base: era a 294 punti un anno fa. Il primo segnale per trovare una direzione del mercato potrebbe essere quello della chiarezza da parte della FED riguardo alla roadmap monetaria per i prossimi mesi, mentre il secondo tema riguarda il prezzo delle materie prime: i segnali di stabilizzazione dei prezzi potrebbero essere un indicatore positivo importante.

8 settembre 2015

Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CA

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