Transizione o Transazione Energetica
Pubblicato il 22.11.2021
Quanto ci costerà passare dai carburanti fossili alle energie rinnovabili, una questione riaperta dagli accordi politici dopo la lunga trattativa nella riunione COP26 a Glasgow; quindi a quanto ammonterà l'onere per ridurre il riscaldamento globale? Secondo l'International Renewable Energy Agency - IRENA si tratterebbe di un impegno complessivo di 131 trilioni di dollari, finalizzato al 2050 e capace di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi Celsius; importo conseguibile se pensiamo al GDP mondiale del 2020 stimato a 85 trilioni$. Diventerà alquanto interessante capire come saranno rese disponibili tutte queste risorse finanziarie! La COP26 è risultata la prima riunione ufficiale dopo la COP15 a Parigi, dove i paesi sviluppati si erano impegnati a raggiungere l'intento collettivo di mobilitare 100 mld US$ all'anno entro il 2020 con l'obiettivo di fornire supporto ai paesi emergenti nel mitigare e adattarsi agli impatti negativi del cambiamento climatico, una troppo piccola parte dell'impegno complessivo.
Pressioni ‘verdi'
Potrebbe essere solo un caso il balzo avanti del petrolio nel periodo del summit COP26. Nella transizione verso le energie rinnovabili, l'impennata dei costi dei prodotti da fonti fossili non solo risuona come un campanello d'allarme alle modalità di realizzazione degli accordi, ma ha la necessità di verifica attraverso studi di fattibilità più attendibili se non pienamente condivisi. Le questioni relative alla sostenibilità ambientale vanno indirizzate in parallelo alla transizione energetica globale, nell'ambito della profonda complessità ambientale e sociale capace di integrare le analisi degli investimenti necessari. Le pressioni politiche ‘verdi' da tempo stanno incidendo sugli investimenti in petrolio e gas, dimostratisi negli ultimi anni modesti e manchevoli. Le società petrolifere vedono azionisti insoddisfatti e ormai convinti della necessità di riorientare il capitale su attività di transizione energetica rispetto ai combustibili fossili. Il rischio che gli attuali investimenti nell'energia da idrocarburi possano risultare insufficienti per mantenere la produzione a medio termine complica ulteriormente gli sforzi di pianificazione della transizione. Il mondo è ancora soggetto alle decisioni di investimento in petrolio e gas prese prima della caduta del prezzo del petrolio nel 2015; oggi le produzioni di idrocarburi potrebbero risultare insufficienti rispetto alla domanda crescente, innescando un movimento dei prezzi non atteso. Come dimostrato nell'incontro COP26, una transizione completa alle energie rinnovabili richiederà decenni e nel frattempo i combustibili fossili continueranno a svolgere un ruolo fondamentale nei trasporti, nell'elettricità e nella produzione di prodotti chimici.
Valutazioni del settore energetico
Gli analisti finanziari segnalano diversi elementi di attenzione; in primis la disaffezione degli investitori ha spinto i titoli petroliferi a valutazioni estremamente basse con un rapporto prezzo/flusso di cassa ai minimi di 25 anni. Nell'indice S&P500 la capitalizzazione del settore Energy pesa ormai meno del 3% con un P/E fwd12m di 12,7x (media a 20 anni 14,2x), il più basso tra tutti i settori dell'indice; all'opposto il Dividend/Yield è del 4% (media a 20 anni 2,7%) il più alto tra i settori. Ci sono anche ipotesi che il calo progressivo della domanda di idrocarburi lascerà le riserve inutilizzate prive di valore incidendo sul patrimonio delle società; sul tema la maggior parte delle compagnie petrolifere e del gas vengono valutate su riserve disponibili a dieci anni, periodo in cui i combustibili fossili rimarranno fondamentali per una transizione energetica senza intoppi e abbastanza breve da consentire agli investitori di ottenere ritorni soddisfacenti. Infine risulta più concreta la disponibilità delle società nel cambiare progressivamente il loro modello di business. Nei fatti le compagnie petrolifere e del gas, con strategie di transizione energetica credibili, faranno effettivamente parte della soluzione nel passaggio meritando la giusta attenzione da parte degli investitori. Il percorso da idrocarburi più sporchi come il carbone a quelli più puliti come il gas naturale risulterà un tratto essenziale intermedio. Man mano le società avanzeranno nei loro piani di trasformazione orienteranno valore nelle attività di prossima generazione per le energie rinnovabili e nelle relative infrastrutture di servizio. L'industria degli idrocarburi nei tanti anni di produzione ha sviluppato competenze ad ampio raggio in molte aree che possono essere riconvertite.
Asset Allocation Strategy
Gli analisti finanziari del settore energetico vedono spazi di crescita ancora apprezzabili a patto di valutare regolarmente le società in portafoglio per capire come stanno affrontando il cambiamento climatico e analizzare le azioni intraprese in riferimento alle linee guida su patrimonio e sostenibilità dei flussi di cassa. Le analisi devono altresì riguardare la riduzione degli agenti inquinanti come il gas flaring, il controllo dei piani di decarbonizzazione e la congruità finanziaria di lungo termine. D'altro canto è altresì importante che gli investitori si impegnino in modo responsabile nell'utilizzo di energie rinnovabili, soluzioni per l'energia pulita, come ad esempio il passaggio ai veicoli elettrici, in modo da toccare con mano il processo transitivo. Infine gli Strategist di Asset Allocation confidano che astenersi dall'investire o procedere nel disinvestimento dal settore avrebbe comunque un costo; rimuovere l'accesso alla gestione societaria priverebbe gli investitori della rappresentanza necessaria per negoziare risultati migliori e spingere la transizione nel tempo, oltre a rinunciare alla partecipazione nella catena di valore.
22 novembre 2021
Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CAIl valore dell'investimento o il rendimento possono variare al rialzo o al ribasso; un investimento è soggetto al rischio di perdita. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.