Troppi dubbi aumentano la volatilità sul Petrolio

Pubblicato il 02.02.2016

Troppi dubbi aumentano la volatilità sul Petrolio

Prima le avvisaglie di un incontro ‘costruttivo' sull'eccessiva produzione petrolifera tra OPEC e altri produttori esterni all'organizzazione, che ha rilanciato le ipotesi agli investitori sul possibile rimbalzo del greggio, poi la doccia fredda con la smentita dei produttori arabi e il rientro dei prezzi sotto 30$b; difficile muoversi in questo tumultuoso mercato che neppure gli specialisti riescono a piegare. In realtà le forti escursioni dei valori del petrolio sono state pressoché indirizzate solo al ribasso se si pensa che da metà 2014, dove il contratto spot del WTI era scambiato a circa 108$b, ora siamo intorno a 30$b ovvero il 72% in meno.

Le ragioni non sono solo la produzione Usa di Shale-Oil

Gli esperti giustificano il calo del petrolio dalla sovra capacità di offerta guidata negli scorsi anni dalla produzione statunitense, che tra il 2010 ad oggi ha aumentato di 4mln di barili al giorno la produzione con il contributo delle tecnologie per l'estrazione di shale-oil. A questo si è aggiunto il reingresso del petrolio iraniano, uscito dalle sanzioni, e dall'aumento dei produttori minori per compensare i bilanci scivolati in rosso.

Eccesso di attese sui consumi o preoccupazioni per le future alternative

Il modello di consumi energetici per i prossimi 10 anni è orientato a concetti che vedono sempre più al centro il tema della sostenibilità ambientale con iniziative sempre più concrete sull'utilizzo di energia alternativa ed efficienza dei consumi, almeno per la grande parte dei paesi sviluppati. Il percorso arriva ormai da molto lontano se pensiamo al Protocollo di Kyoto del dicembre 1997; a distanza di così tanti anni il processo inizia a generare i primi risultati, ma come abbiamo potuto vedere nel recente incontro delle Nazioni Unite a Parigi sui Cambiamenti Climatici ad inizio dicembre 2015, il lavoro più importante sarà rivedere le emissioni da combustibili magari coinvolgendo in primis i paesi emergenti più popolati; i tempi per una maggiore sensibilità sembrano maturi.

Usa: benefici nel nuovo trend di consumi

Non dobbiamo dimenticare che l'accelerazione nel calo del petrolio è avvenuta negli scorsi mesi a causa dei timori di un forte rallentamento dell'economia globale guidata dalla Cina e dall'aumento dei tassi statunitensi. Nella realtà il calo del greggio ha rimesso in gioco i settori industriali degli autoveicoli e dei trasporti in particolare negli Stati Uniti. La riduzione dei costi dei carburanti ha aumentato la disponibilità di spesa per un ampio pubblico; un dato positivo se si tiene conto che ad esempio quasi i due terzi del GDP Usa è costituito da servizi e consumi.

Nel breve dove andrà il mercato del petrolio?

La recente caduta del prezzo non ha mai avuto precedenti simili per dimensione e durata provocando una fortissima riduzione degli investimenti nel settore minerario ed energetico, che non ha ancora cambiato il suo trend di contrazione. Gli analisti finanziari evidenziano che comunque sul mercato finanziario ci sono segnali meno negativi. Dopo un lungo periodo di accese vendite, si sono visti i flussi di investimento sul mercato degli strumenti finanziari ad esso correlato. Anche dal punto di vista della crescita dei consumi di petrolio le attese rimangono positive contrastando la sperata stabilità dell'offerta. I tempi per una stabilizzazione sono affidati comunque alla politica dei produttori.

 

2 febbraio 2016

Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CA

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