Turmoil di agosto con qualche problema sui mercati finanziari

Pubblicato il 26.08.2015

Turmoil di agosto con qualche problema sui mercati finanziari

L'esempio più classico è quello della bomba d'acqua che oltre ad abbassare rapidamente la temperatura del caldo estivo, si permette qualche ‘disastro' qua e là, non sempre gestibile nel breve. Esattamente quanto successo nelle sedute nervose di borsa ad agosto, dove una eccessiva volatilità ha scatenato un'ondata di panico sui mercati finanziari. La seduta azionaria del 24 agosto ha visto l'indice di volatilità VIX portarsi per pochi minuti sopra 50 punti, nell'area del cosiddetto panic selling, e ha fatto scattare una serie di vendite sulla rottura dei supporti tecnici. Una situazione simile era stata registrata nell'agosto del 2011 creando problemi non da poco ai mercati finanziari nei mesi successivi.

Fattori già presenti nel mercato

In verità i fattori scatenanti della tensione vengono da una progressione di dati degli ultimi mesi riconducibili principalmente alle attese di politica monetaria della FED e alla situazione in Cina dove gli indici azionari sono ritornati sotto i livelli di inizio anno dopo aver toccato il massimo di metà giugno con una performance di +60% da inizio anno e di +135% a dodici mesi.

La FED deve scoprire le carte

Disinnescata la crisi dell'area Euro con la proposta di salvataggio della Grecia, gli operatori si stanno ora concentrando sulle mosse monetarie ancora poco chiare della Fed. Nel mercato è molto diminuita la probabilità che la banca centrale statunitense possa aumentare i tassi di interesse a settembre, ma non si hanno ancora idee sul suo programma di interventi. Come ipotizzato già ad inizio della primavera, l'avvicinarsi del primo evento di rialzo avrebbe creato tensioni e volatilità nei mercati finanziari, soprattutto in quelli emergenti. In realtà le banche centrali dei paesi emergenti hanno da tempo iniziato una svalutazione competitiva delle proprie valute e prodotto una serie di iniziative di politica espansiva; tale processo è stato anche condizionato dal calo delle materie prime che ha indebolito le principali economie esportatrici di commodity e petrolio, ma anche abbassato il rischio inflazione.

Dubbi sulla crescita in Cina

Per quanto riguarda la Cina il problema si concentrerebbe non solo sul calo dei listini azionari, che per altro erano cresciuti troppo rapidamente, ma per le preoccupazioni sulla diminuzione del suo tasso di espansione e dell'impatto sull'economia globale. Gli operatori sono stati in parte delusi dall'intervento monetario poco incisivo della banca centrale cinese, PBoC, e hanno visto nella svalutazione dello Yuan un punto di debolezza nella capacità della banca centrale cinese di sostenere il governo nell'obiettivo di crescita del 7%. In giorni più recenti, le mosse della PBoC di abbassare i tassi di interesse al 4,6% e di iniettare liquidità si sono dimostrate sicuramente in linea nella strategia del governo cinese, ma gli investitori giudicano la situazione ancora con prudenza, sebbene le valutazioni azionarie siano tornate di interesse.

G20 e FED per i chiarimenti

I primi appuntamenti importanti per ascoltare direttamente le voci sia delle banche centrali che dei governi saranno l'incontro del 4-5 settembre del G20 in Turchia e la prossima riunione della Federal Reserve negli Usa del 16-17 settembre. La posizione dei gestori di portafoglio è di attesa e di massima attenzione ai dati macroeconomici in arrivo. Se un rialzo della volatilità nel periodo estivo poteva sembrare ormai un elemento di rito, soprattutto quando i mercati si trovano con minori negoziazioni, i recenti movimenti si sono dimostrati particolarmente violenti oltre che imprevedibili. Il tema è ora ricondurre alla logica le strategie di investimento già impostate prima dell'estate in funzione delle prossime indicazioni monetarie delle banche centrali e delle prospettive economiche.

Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CA

 

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