Una cautela inaspettata sui listini azionari

Pubblicato il 21.11.2018

Una cautela inaspettata sui listini azionari

La forte discesa dei titoli tecnologici statunitensi ha portato gli investitori a valutare con maggiore cautela i maggiori protagonisti di settore che in poche settimane hanno perso gli importanti progressi costruiti nel tempo. L'indice americano Nasdaq Composite, che ne rappresenta il pilastro finanziario, negli ultimi cinque anni è passato gradualmente da 4000 punti al massimo di 8100 $ a fine agosto scorso, dopo una lunga rincorsa che nello scorso anno lo aveva finalmente visto superare il picco assoluto del 2000; a sole poche settimane dai sui massimi l'indice ha però perso un sesto del suo valore scendendo a 6900 punti, riportandosi esattamente sul livello di un anno fa. I valori dell'indice ad oggi, per una valutazione comparativa (fonte Bloomberg) trovano un rapporto prezzo/utili, P/E Ratio di 38,7x evidenziavano la sua classica valutazione ‘growth' sui profitti futuri.

Gli utili negli Stati Uniti rimangono molto positivi

In realtà la stagione degli utili del terzo trimestre 2018 (siamo al 95,3% dei risultati) ha segnalato utili per azione dell'indice statunitense S&P500 in crescita del 32,9% anno su anno (di cui +11,7% per l'impatto fiscale), una crescita straordinaria, in cui tutti i settori hanno fornito un contributo positivo, in particolare i titoli dell'energia, i finanziari e proprio i tecnologici. Nonostante questa robusta crescita degli utili, gli analisti finanziari si stanno concentrando sul restringimento monetario, le future pressioni sui margini, la discesa del prezzo del petrolio e le criticità sul commercio anche per il rafforzamento del dollaro. La conseguenza di questa recente cautela trova le stime degli utili per il quarto trimestre 2018 a + 13,9%, in calo del 3,2% rispetto alle previsioni di inizio ottobre.

Ci sarà una recessione nei prossimi cinque anni?

Secondo gli Strategist di portafoglio lo scenario relativo alla conclusione dell'attuale ciclo economico sembra meno preoccupante: la probabilità di una recessione per le economie sviluppate vede percentuali più alte, sopra il 50%, solo nell'arco dei prossimi cinque anni. Ad esempio per gli Stati Uniti le probabilità di una recessione risulterebbero nel prossimo anno del 6%, a 2 anni del 12%, a tre anni 34% e a cinque anni 59%; dati inferiori per la Germania che vede a cinque anni una percentuale ridotta al 39%.  Solo il Giappone presenta dati molto diversi e percentuali più alte a tre anni: nel prossimo anno del 31%, a 2 anni del 54%, a tre anni 76% e a cinque anni 51%. Questo scenario economico manterrebbe le banche centrali in una ‘modalità monetaria' non necessariamente restrittiva, con rendimenti obbligazionari sovrani appena sopra gli attuali livelli e un atteggiamento ancora costruttivo per tutto il comparto azionario, compreso quello degli Emerging Markets.

21 novembre 2018

Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CA

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