Usa: il ritorno dei Consumi

Pubblicato il 16.03.2015

Usa: il ritorno dei Consumi

Le borse azionarie

In questi ultimi anni gli indici del mercato azionario statunitense si sono posizionati ai massimi storici. Recentemente le cronache sono tornate a parlare anche del Nasdaq, il mercato tecnologico per eccellenza, visto tornare vicino ai massimi storici di 5132 punti del marzo 2000. Con l'esplosione della bolla speculativa della new economy l'indice era sprofondato sotto i due mila punti ma eccolo di nuovo voler tornare a superare i vecchi massimi. La domanda dei risparmiatori è quanto ancora gli indici azionari statunitensi potranno crescere visto il cambiamento di scenario della politica monetaria meno espansiva della banca centrale Fed e un dollaro che con la sua rivalutazione ha perso molto della sua competitività internazionale. Al contrario la politica del Quantitative Easing della Banca Centrale Europea BCE ha attratto abbondanti flussi e spinto i mercati finanziari dell'area Euro. Le performance da inizio anno infatti hanno premiato l'Europa con l'indice Dax di Francoforte a + 20,33%, rispetto all'indice di New York, l'S&P500, rimasto invariato.  

Il ‘sentiment' dei gestori

Per gli analisti americani sono comunque diversi i temi che propendono a mantenere una posizione sull'azionario americano anche nei prossimi mesi. In primo luogo due fattori tecnici legati alle posizioni dei portafogli di investimento: a) un livello di liquidità elevato, che dimostra una prudenza già in atto dei gestori e che sembra escludere sovrastime nelle aspettative di profittabilità; e b) il confronto con i picchi di mercato sia del 2000 che del 2007 che dimostra tassi di indebitamento delle aziende estremamente ridotti e una migliore patrimonializzazione. In aggiunta va sottolineato che molte società quotate hanno creato in questi anni ampie posizioni di liquidità da utilizzare per le strategie future. Se poi vengono analizzati i vantaggi della redditività degli indici è interessante notare che oltre il 50% delle azioni offre un dividendo superiore al rendimento del Treasury decennali con una media di payout (la percentuale degli utili utilizzata per pagare i dividendi) del 33%.

Il ritorno dei consumi domestici

Infine i dubbi sul fronte dell'apprezzamento del dollaro; in questo caso gli analisti si sono concentrati sulla capacità di espansione domestica rispetto alla minore competitività verso i mercati esteri. I consumi da servizi (affitti, spesa per le utilities, sanità, trasporti, educazione, comunicazione, ricreazione, ristoranti, alloggi, viaggi e cura della persona) sono rimasti incerti e anomali rispetto ai due precedenti cicli economici. Solo i consumi "discrezionali" legati alla clientela più agiata, meno pressate dalla crisi e che ha beneficiato della crescita degli asset finanziari, hanno mostrato una buona ripresa, ma i primi rappresentano quasi i due terzi dei consumi compessivi. Solo ora le classi con reddito medio-basso sono sembrate tornare ai consumi in virtù del rafforzamento del mercato del lavoro e dell'aumento dei redditi disponibili.

Il riassorbimento dell'anomalia

Possiamo infatti dire che i fattori che hanno visto un ciclo anomalo sui consumi sono stati legati principalmente all'indebitamento delle famiglie ed alla bolla immobiliare dei sub-prime, una pesante crisi di liquidità e conseguente aumento della disoccupazione. La lentezza nel recupero dei consumi infatti è stata molto evidente: negli ultimi cinque anni l'aumento medio annuo di spesa nel settore consumi da servizi è stato dell'1,6%, al di sotto delle media dei due cicli precedenti del 3,2% negli anni 90 e 2,6% in quelli del 2000. Ecco però giungere forti segnali di crescita: nell'ultimo trimestre del 2014 lo scenario è tornato ampiamente positivo con un tasso annualizzato dei consumi da servizio in aumento del 4,1%; il dato rispecchia anche l'importante rialzo di nuove assunzioni del settore: un circolo che si sta dimostrando virtuoso.

Buon investimento a tutti

Corrado Caironi

 

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