USA più Biden meno FED

Pubblicato il 11.11.2020

USA più Biden meno FED

Questa primavera scorsa, in previsione della campagna elettorale, Jerome Powell, governatore della banca centrale americana, si era curato di predisporre un piano di supporto monetario ampio e flessibile con durata sufficiente a superare l'esito delle presidenziali. Nelle prossime settimane, in attesa dell'insediamento della nuova amministrazione governativa, i membri del FOMC, organo esecutivo della FED, si prepareranno all'importante meeting di dicembre che vede la definizione della strategia monetaria per il 2021 in base alle stime delle variabili macroeconomiche e alle necessità di finanziamento di un debito pubblico in forte espansione. Il 2020 è stato un anno particolarmente volatile per i titoli governativi che finanziano il debito americano; il decennale statunitense UST è passato dal rendimento dell'1,88% di inizio anno ad un minimo di 0,54% il 9 marzo, ha subito un rimbalzo subito dopo all'1,18% il 18 marzo, per poi rimanere per molto tempo intorno di un rendimento medio di 0,65%. Solo in questi giorni, e le indicazioni della vittoria di Joe Biden alle presidenziali, il rendimento è risalito a 0,98%, con le obbligazioni trentennali governative all'1,75%: un movimento che ha ridimensionato le performance dei fondi obbligazionari americani. 

Biden aprirà a nuove politiche espansive

La partita espansiva si giocherà su più piani, compreso quello più difficile di fare previsioni sulla crescita economica. Il primo piano è quello del virus: le informazioni relative all'efficacia del vaccino della Pfizer nel 90% dei casi hanno dato subito una spinta al sentiment degli investitori che si aspettano una decisa riapertura delle attività economiche e un ritorno alla normalizzazione dei modelli comportamentali. In realtà le indicazioni di molti CEO vedono nel lavoro in remoto una valida occasione per rivedere i costi amministrativi e in molti casi la produttività. Il secondo piano di analisi è infatti quello dell'occupazione e rilancio economico e dei relativi stimoli/sostegni per l'incidenza recessiva di moltissimi settori. Il manifesto progressista di Joe Biden ha una lunga radice se pensiamo che dall'inizio degli anni '60 ha proposto circa 4 trilioni $ di aumenti delle tasse per finanziare spese in infrastrutture, sanità, assistenza sociale e istruzione. Oggi il sogno potrebbe risultare frenato, se venisse confermato un Senato guidato dai repubblicani, per la difficoltà di trasferire aumenti fiscali sulle società e persone con ricchezza netta elevata verso sussidi all'istruzione, sanità e sicurezza sociale in più ampie aree del paese. E' plausibile invece che il Senato non respinga le iniziative infrastrutturali, anche se rivolte all'energia pulita e al tema climatico. In ogni caso si tratta di interventi a medio e lungo termine indirizzati alla crescita del GDP e una riduzione futura della necessità di sostegno della politica monetaria.

Scenari monetari

Rimane visione diffusa che senza ulteriori stimoli a breve il rafforzamento dell'economia statunitense probabilmente tenderà a smorzarsi, dato l'aumento dei casi di coronavirus riscontrati e relative restrizioni, ma risulta anche evidente che un'accelerazione sulla produzione dei vaccini lasci spazio a nuovi scenari. Di concerto gli economisti tendono a sottostimare la forza economica in caso di stimoli fiscali; gli esperti hanno sistematicamente sottovalutato l'effetto di stimolo iniziale nonostante sia stato il più ingente dalla Seconda Guerra mondiale: negli ultimi sei mesi la velocità della ripresa ha costantemente sorpreso positivamente gli economisti, con una ripresa a ‘V' esclusa nei risultati attesi. Il dubbio è quindi ‘quali saranno le mosse della FED' perché non venga meno il supporto alla ripresa nel 2021, anche in relazione alle precedenti posizioni di Powell nell'indicare tempi molto lunghi di tassi bassi. Gli analisti restano convinti che le decisioni del FOMC si possano concentrare inizialmente su operazioni di Twist capaci di orientare il mercato verso un appiattimento della curva dei rendimenti, uno sforzo significativo, in quanto le indicazioni reflattive spingerebbero gli operatori sul fronte opposto. Nel dubbio gli investitori stanno attivando una parziale presa di profitto sui Treasury statunitensi di più lunga durata.

11 novembre 2020

Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CA

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