Valutazioni Azionarie e Volatilità
Pubblicato il 04.02.2021
La maggior sorpresa che ha colpito gli operatori finanziari è stata la volatilità della ‘volatilità – l'indice VIX è passato in tre sedute da 23 punti a 38 per poi scendere a 22 – accompagnata dalle notizie di speculazioni al ribasso e contro-speculazioni (short – squeeze) che hanno coinvolto alcune azioni marginali ai listini principali statunitensi (il più noto è GameStop), iniziativa partita dalla piattaforma digitale Reddit, riportandoci a Occupy Wall Street, movimento analogico del 2011 contro il capitalismo finanziario. Conclusa la diatriba politica tra Joe Biden e Donald Trump, con la netta vittoria alle presidenziali del democratico, le attenzioni degli analisti finanziari si sono spostate su sussidi anti-covid e programmazione estesa della campagna vaccinale.
Spinta digitale
Il mercato, che per le prime settimane di gennaio sembrava aver messo il pilota automatico, è tornato a guardare agli indicatori fondamentali, tempi di riapertura di tutti i settori economici e alle indicazioni monetarie. Gli strategist di portafoglio si dimostrano comunque prudenti su un proseguimento fortemente positivo dei mercati azionari. Le motivazioni principali riguardano soprattutto due rischi finanziari che potrebbero limitare un aumento ulteriore delle valutazioni, ovvero, l'atteggiamento ultra-espansivo promesso dalle banche centrali, soprattutto davanti ad un'impennata dell'inflazione attesa, e il secondo, un ritorno consistente dell'occupazione, fattore necessario a far ripartire i consumi e rimettere in circolo l'eccesso di risparmio accumulato negli ultimi trimestri. In questi ultimi anni la spinta al mercato azionario è stata determinata in prevalenza dall'innovazione digitale, e guidata in particolare dai titoli tecnologici o ritenuti tali: vedi ad esempio titoli come Amazon o Apple che di fatto sono rappresentativi di e-commerce o costruttori di device. Dopo i nuovi record raggiunti dagli indici statunitensi gli analisti si stanno chiedendo se la fase di rialzo di questi settori ad alta crescita - "growth" - potrà essere in qualche modo rallentata a favore delle società "value", in virtù dei Recovery Funds, con business comunque in ampia evoluzione.
Value vs Growth Stocks
Ma come si distinguono le azioni "value"? In primo luogo l'idea è che rappresentino una valore di mercato meno costoso e che possano quindi sovraperformare nel lungo termine le azioni più costose. Il valore è infatti classificato come un fattore "prociclico", nel senso che è in grado di beneficiare durante i periodi di espansione economica ed è normalmente rappresentato da alcuni rapporti: - il prezzo delle azioni come multiplo di utili futuri dell'azienda (Fwd P/E - forward price/earnings), - il prezzo dell'azione come multiplo dei dividendi pagati (Valore d'impresa / operativo flussi di cassa - EV/CFO), - il prezzo come multiplo del valore contabile (Price to book value - P/BV), e spesso dalla combinazione dei tre rapporti. La quotazione di mercato che vede spesso trader ed investitori differire sul valore ‘fair' dell'azione, crea opportunità di scambio sul mercato e di profitto o perdita nel tempo. Oltre alle valutazioni un altro fattore significativo di valutazione che contraddistingue le azioni ‘Value' è la capacità di offrire una redditività da dividendo, caratteristica che normalmente le società ‘Growth' non prevedono per le loro strategie di mantenere una elevata potenzialità di sviluppo e/o minore capacità di distribuzione di flussi di cassa periodici. La preferenza di detenete azioni con distribuzione di dividendo si sta dimostrando importante per gli investitori che hanno sperimentato la diminuzione dei rendimenti obbligazionari e chiedono una minore volatilità dei ritorni.
Peso più equilibrato tra Value e Growth
Negli ultimi anni gli investitori si sono trovati con una sovraperfomance degli investimenti "Growth" proprio in conseguenza da un lato della riduzione dei rendimenti obbligazionari, operati dalle Banche Centrali per sostenere il credito e gli investimenti, ma soprattutto per un aumento considerevole della liquidità che ha favorito maggiormente le società più innovative. Le più recenti analisi vedono comunque ampliarsi il differenziale dei rapporti di valutazione tra le società creando possibili "trappole del valore" - azioni che sembrano ancora a buon mercato, ma che in effetti potrebbero incorporare nel prezzo attese troppo elevate di utili futuri, crescita del business, valore patrimoniale minato dall'indebitamento in caso di rialzo dei tassi. I dati sugli indici MSCI al 31 dicembre 2020 sono sicuramente significativi: MSCI ACWI Growth Index (USD) vede: Dividend Yield 0.75%, P/E 42.57x, P/E Fwd 31.00x, P/BV 6.47x; MSCI ACWI Value Index (USD) Div Yld 2.85%, P/E 20.09x, P/E Fwd 14.79x, P/BV 1.75x. Sembra quindi interessante favorire una selezione attiva dei titoli attraverso una strategia ‘Equity Barbell', o del ‘bilanciere', che riequilibri il peso delle azioni ‘Growth', mantenendo quelle ritenute strutturali per le loro posizioni più opportunistiche, con titoli ‘Value' in previsione di una prossima ripresa a pieno dell'economia; una operazione che potrebbe aggiungere valore al portafoglio, fruire di un flusso di dividendi e ridurre la volatilità dei ritorni attesi.
4 febbraio 2021
Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CAIl valore dell'investimento o il rendimento possono variare al rialzo o al ribasso; un investimento è soggetto al rischio di perdita. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.