Vantaggi Comparativi rivisti dal Covid-19

Pubblicato il 25.06.2020

Vantaggi Comparativi rivisti dal Covid-19

Con il termine deglobalizzazione si è parlato della necessità di rivedere il modello di ridistribuzione della capacità di crescita economica, occupazionale e delle dipendenze. In realtà prima di Trump, essenzialmente nella presidenza Obama, gli Stati Uniti hanno lavorato proprio per divenire autosufficienti su problema energetico. Ora il tema dell'autosufficienza viene declinato su altri settori e in questo caso viene alla luce un termine meno noto, ma chiaro nella sua logica: de-sinicizzazione. La velocità di propagazione del Covid-19 a livello globale ha obbligato i governi a una riflessione in ordine allo stato delle catene di approvvigionamento, alla loro efficienza e alle interruzioni. E' risultato chiaro che la completa dipendenza da importazioni/esportazioni di specifici prodotti, molti dalla Cina, è risultato un caveat insuperabile in una situazione di emergenza e di confinamento delle aree infette soggette a quarantena.

Politica economica

Gli Stati Uniti hanno annunciato in aprile che il governo coprirà i costi delle multinazionali che vogliono trasferire in patria le attività presenti in Cina. Così allo stesso modo il governo giapponese ha lanciato un piano da 2,2 miliardi di dollari per incoraggiare le aziende manifatturiere giapponesi presenti in Cina o nei paesi dell'ASEAN a tornare in Giappone. In Europa il ministro dell'Economia e delle Finanze francesi, Bruno Le Maire, ha proposto una revisione sulla catena di approvvigionamento dalla Cina per i settori automobilistico, farmaceutico e aerospaziale. Con la pandemia da Covid-19, in Italia ci si è resi subito conto della completa mancanza di aziende locali capaci di fornire la strumentazione di emergenza essenziale agli operatori sanitari come mascherine, respiratori, materiale per la terapia intensiva e farmaci di sollievo.

L'internalizzazione

Singoli Centri Studi Economici sono stati incaricati dai loro governi a capire meglio gli impatti di una ‘ricorrenza' dei problemi da Coronavirus, ma soprattutto di individuare i settori più facilmente trasferibili al di fuori della Cina, tema sollevato da tempo da Trump e oggetto della guerra commerciale USA-Cina. Da oltre 20 anni la Cina è divenuta il centro mondiale delle industrie ad alta intensità di manodopera, vedi il settore tessile nelle province costiere sud-orientali cinesi e successivamente nei paesi ASEAN. L'esperienza Covid-19 sembra invece ipotizzare un ritorno della produzione nelle economie avanzate, favorito da incentivi per stimolare la crescita interna, ma anche per l'avanzare di produttività ed automazione con una ridistribuzione a livello di crescita globale. Politicamente, oltre a fattori economici, i paesi avanzati mirano a trasferire le industrie più strategiche, vedi settore salute, per ovvi motivi di sicurezza nazionale.

Parametri analizzati

Per misurare l'impatto di un possibile cambio di trasferimento sulla crescita economica gli analisti hanno identificato le industrie più sensibili e vulnerabili al distacco della produzione in Cina sulla base di criteri standard internazionale come indicatori RCA (Revealed Comparative Advantage), Koopman's GVC Participation Index (GVC - Global Value Chain) e il GVC Position Index. Lo studio ha evidenziato che sono sostanzialmente ancora pochi i mega settori che stanno perdendo terreno in termini di vantaggi comparativi cinesi e di efficienza: a) articoli legati alla lavorazione del legno, b) tessuti e l'abbigliamento, c) articoli per la casa, d) strumenti ottici, e a seguire ci sono i prodotti chimici e farmaceutici. I coefficienti analizzati sono in rapida evoluzione tanto che risulta ancora incerto l'effetto di ricaduta nello specifico caso del Coronavirus e di come in futuro verrò influenzata la crescita cinese.

Le stime di ricaduta

La prima conclusione delle analisi vede una accelerazione dei processi di revisione delle catene di approvvigionamento a fronte di un ridimensionamento del GDP della Cina sulla lettura di una ricollocazione produttiva. In uno studio gli analisti C. Hua e Q. Dong nel 2019, hanno stimato che il trasferimento di produzione dalla Cina ad altri paesi potrà comportare una diminuzione del GDP cinese di circa 2 trilioni di RMB nei prossimi 10 anni (290 mld$), analisi basata sull'esperienza di trasferimenti di alcuni settori con Corea del Sud, Taiwan e Giappone. Vista la portata del fenomeno, e delle ricadute in diversi settori merceologici, il trasferimento della catena del valore potrebbe comportare per la Cina un importo molto più alto, di circa 16 trilioni di RMB nei prossimi 10 anni (2.300 mld$), equivalenti a circa l'1,6% del GDP in media all'anno, a beneficio dei paesi avanzati capaci di internalizzarne i processi. La Cina dal canto suo non potrà che riattivare ed accelerare l'espansione dei servizi interni se vuole mantenere un alto tasso di sviluppo.

25 giugno 2020

Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CA

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