Vigilanza FED e BCE
Pubblicato il 11.09.2020
Nella Conferenza Stampa a seguito del Consiglio direttivo, la presidente della Banca Centrale Europea – BCE, Christine Lagarde, non ha fornito indicazioni sulle prospettive di ulteriori interventi confermando di fatto il perseguimento e l'efficienza di tutte le attuali iniziative. Le domande sulla strategia a contrasto di un'inflazione, lontana dal target del 2% della BCE, non hanno trovato un riscontro concreto, così come per il rialzo valutario dell'Euro nei confronti del dollaro Usa. I cambisti, da tempo e a ragione, rimangono convinti che la moneta Unica rifletta una limitata capacità di espansione monetaria della BCE rispetto al potenziale che la FED statunitense sta mettendo in campo.
Deficit Usa e AIT della FED
In attesa delle Presidenziali, il Congressional Budget Office (CBO) ha pubblicato un aggiornamento delle previsioni di bilancio delle finanze federali statunitensi. Il rapporto ha rivelato un forte deterioramento delle finanze pubbliche in risposta fiscale al COVID-19. Il CBO ha stima che il deficit di bilancio triplicherà nel 2020 a 3300 miliardi $ dai 984 del 2019, spingendolo al 16% del GDP Usa, il più alto dalla seconda guerra mondiale. Su questo indirizzo il debito dovrebbe salire al 98,2% del GDP a fine 2020 ed in proiezione al 109% entro il 2030 nella necessità di una crescente emissioni di titoli del tesoro. A sostenere costi di finanziamento contenuti ed equilibrio nel mercato finanziario la banca centrale statunitense FED ha un programma di acquisto di titoli su ampia scala, senza scadenza. In aggiunta il presidente della Fed, Jerome Powell, ha recentemente ribadito di voler rafforzare il controllo sui due obiettivi: a) piena occupazione, spingendo per una ripresa economica con tassi bassi per un tempo prolungato, e b) target di inflazione del 2%; in particolare ha ridefinito come obiettivo di intervento monetario un livello flessibile dei prezzi al consumo, impostando un regime AIT - average inflation targeting, basato non più su dati puntuali ma su una media di rilevazioni.
Rendimenti e inflazione
E' ormai opinione comune che le banche centrali siano sempre più attente a mantenere le curve di rendimento piatte in modo da avvantaggiare gli emittenti obbligazionari nel pagamento degli interessi. D'altra parte rimane comunque altrettanto importante il mantenimento di un tasso di inflazione vicino ai target che riporti fiducia nei consumatori e nella ripresa economica. Si deve di fatto sottolineare che, se da una lato un'inflazione progressivamente più elevata aiuta il debitore nella restituzione di un impegno finanziario ‘svalutato', per un investitore un'inflazione prospettica più elevata ha la necessità di rendimenti maggiori nelle scadenze più lunghe per non subire ritorni reali negativi. Da qui le pressioni che il mercato vede su Lagarde per un aumento del PEPP (Pandemic Emergency Purchase Programme) che ad oggi è fissato a 1350 mld Euro e che dal suo inizio ha prodotto un movimento di reflazione 5y5y di soli 52 bps, dato ancora lontano dall'obiettivo. Secondo le precedenti indicazioni di Mario Draghi, una revisione al ribasso dello 0,5% delle proiezioni sull'inflazione determinerebbero acquisti di asset per un valore compreso tra i 500 e 700 miliardi Euro.
Portafoglio di investimento
Seguendo le indicazioni di Powell, la FED in regime AIT offrirebbe al mercato una ‘decade-long inflation put' con curve di rendimento che nel tempo dovrebbero irripidirsi per incorporare una crescita dei prezzi al consumo. Dal punto di vista dei portafogli di investimento, gli strategist indicano due classi di attivo che potrebbero beneficiare di questo scenario ovvero obbligazioni indicizzate all'inflazione (TIPS) e acquisti diretti di future su materie prime. Queste ultime risultano comunque sensibili al dollaro: un indebolimento di poco più del 5% del USD si traduce in un aumento circa del 20% dell'indice Bloomberg Commodity. Per l'investitore europeo risulta comunque evidente che investire in attività espresse in dollari Usa potrebbe comportare un rischio di svalutazione. A questo proposito gli analisti valutari sono orientati nei prossimi mesi ad un livello di equilibrio EUR/USD non superiore a 1,20 derivante da una resistenza insita al sistema monetario; in aggiunta, debolezza del dollaro e aumento dei prezzi delle materie prime segnalano un possibile miglioramento dei mercati emergenti.
11 settembre 2020
Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CAIl valore dell'investimento o il rendimento possono variare al rialzo o al ribasso; un investimento è soggetto al rischio di perdita. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.