Volkswagen può far sbandare la Germania?

Pubblicato il 02.10.2015

Volkswagen può far sbandare la Germania?

La tegola Volkswagen quanto potrà influire sull'economia tedesca e dell'area euro? Secondo l'analisi degli esperti il problema è legato all'interconnessione tra i settori economici nei vari paesi. Nel caso specifico dell'industria automobilistica tedesca qualsiasi shock di settore verrebbe amplificato del 60%; il caso VW risulterebbe comunque limitato a pochissimi decimali di punto visto che l'industria dell'automobile rappresenta meno del 3% dell'economia tedesca. L'impatto potrebbe invece colpire i produttori della componentistica legati alle auto tedesche, e magari fuori dalla Germania. In sintesi il problema attuale è relativo all'impatto sulla credibilità e sulla fiducia in Germania, lasciando ancora oggi dubbi su un'effettiva perdita di GDP nei prossimi trimestri: non si può escludere che questo caso specifico veda la perdita tedesca riassorbita dall'aumento delle vendite di auto dei competitor con un passaggio di preferenze da un brand ad un altro all'interno dell'area.

BCE a guardia della crescita

Secondo il presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, in Europa è tornata la crescita dopo un lungo periodo nel quale la regione ha contributo in modo alterno all'espansione globale. In un recente intervento a New York, Draghi ha sottolineato soprattutto il contributo essenziale della BCE negli ultimi tre anni, atto a stabilizzare e rafforzare la zona euro. Il presidente si è dimostrato ottimista e deciso: "La crescita sta tornando. La strada da seguire è ben identificata. E non ci fermeremo finché la nostra unione monetaria sarà completata." Non ha invece commentato le prospettive per la politica monetaria che secondo gli operatori potrebbero veder aumentare l'espansione degli interventi qualora il clima internazionale mettesse in discussione i risultati fino ad ora raggiunti. Nell'area Euro comunque il sistema produttivo sta indicando un generalizzato miglioramento; le scorte di prodotti finiti sono in diminuzione rispetto al periodo estivo e ritenute basse in questa fase del ciclo economico. Per quanto riguarda gli attuali livelli di produzione, le aziende stanno segnalando un'espansione attività che rimane sopra trend. Guardando avanti, i segnali sono per un miglioramento delle prospettive per i prossimi tre mesi in tutti i principali paesi dell'area.

Indici azionari in flessione

I mercati finanziari si sono dimostrati deboli nel terzo periodo dell'anno intrappolati nell'aumento della volatilità a livello globale e di prospettive difficili sui mercati emergenti. Il trimestre chiude con una perdita netta di tutti i maggiori listini azionari europei azzerando le performance di molte borse, portando addirittura la borsa tedesca di Francoforte a -1,48%. Il conto non è comunque negativo per tutti i listini dell'area: il listino italiano si afferma in ripresa con l'indice FTSE MIB che è cresciuto dal primo gennaio del 12%. Tra i principali indici azionari il DJ EuroStoxx presenta da inizio anno una performance positiva dell'1,62%, al contrario del mercato statunitense con l'indice Dow J. Industrials in flessione dell'8,63%; infine il MSCI world in valuta locale perde da inizio anno il 7,3%, così come il MSCI Emerging Markets free local a -10,31%, mentre il Nikkey giapponese, dopo una brillante performance, è ritornato sui medesimi livelli di fine anno scorso.

Prospettive dell'area Euro

Con la conclusione dell'estate il trend di incertezza sulle prospettive sia economiche che monetarie è in effetti più evidente, nonostante la fermezza della Banca Centrale Europea. Rimangono aperti alcuni importanti punti di attenzione, in particolare la tenuta degli utili aziendali che rafforzerebbe l'idea di valutazioni interessanti presenti tuttora sui listini di borsa dell'area Euro, e la capacità della BCE di mantenere alta la fiducia per agevolare investimenti e circolazione del credito in una fase ancora di visibile volatilità.

2 ottobre 2015

Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CA

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